martedì 28 novembre 2017

I TESSUTI ARTIFICIALI NEI FUMETTI

Il personaggio dei fumetti più abile nell’impiego delle sostanze chimiche è sicuramente lui: DIABOLIK. Ladro e spietato assassino, dotato di un talento unico per le scienze ed in particolare per la chimica, riesce a creare dei tessuti che replicano alla perfezione le fattezze umane. Le sue famose maschere sono composte da una sostanza artificiale che simula la pelle umana e grazie alla quale riesce a replicare i volti delle sue vittime. Questa sostanza è una resina vegetale proveniente da una piccola isola immaginaria, successivamente sintetizzata da Diabolik in laboratorio.

Ma il tessuto artificiale nei fumetti significa anche maschere, tute, abbigliamento tecnico … ed ecco allora tutta la serie dei supereroi che utilizzano tessuti adatti a facilitare i loro movimenti e le loro acrobazie oltre spesso ad essere in grado di conferire particolari poteri a chi li indossa.




SPIDERMAN, ad esempio, indossa una tuta in tessuto spandex realizzata da lui stesso in modo da avere i movimenti liberi con un motivo a ragnatela stampato e cappuccio per proteggere la sua identità con grandi lenti bianche in plastica che nascondono gli occhi.

La maschera diventa quindi ciò che identifica e caratterizza il supereroe: basti pensare alla tuta di SUPERMAN, con una grande S impressa sul torace e l’ampio mantello azzurro, oppure all’originale maschera a pipistrello di BATMAN, e ancora all’affascinante e malvagia CATWOMAN vestita in lattice nero.






domenica 26 novembre 2017

I TESSUTI ARTIFICIALI NEL CINEMA

Ricollegandomi a quanto già raccontato nella pagina dedicata alla letteratura, parliamo ora del cortometraggio – documentario “Sette Canne Un Vestito”

Una breve premessa

Un ruolo importante nella storia della produzione italiana di tessuti artificiali fu svolto dalla SNIA. Nata nel 1917 a Torino su iniziativa dell’imprenditore e finanziere biellese Riccardo Gualino, la SNIA (Società di Navigazione Italo Americana) era all’inizio una società per il trasporto marittimo del carbone degli Stati Uniti in Italia. Con la fine della guerra, in seguito al crollo dei noli marittimi, la società decise di diversificare l’attività, interessandosi alla produzione di fibre artificiali. Acquistando e assorbendo diverse aziende chimiche, la SNIA, che sarebbe poi diventata Società Navigazione Industriale Applicazione Viscosa (SNIA Viscosa) divenne una delle più importanti aziende del paese nella produzione di ciò che allora si chiamava seta artificiale e che, quando nel 1924 si proibì per legge l’uso del nome seta per i prodotti non derivanti dal baco da seta, prese il nome di rayon. 
Anche la SNIA sembrò a un certo punto affrontare una crisi fatale, quando Gualino, che si era avventurato in speculazioni finanziarie in prossimità della grande crisi del 1929, entrò in urto con il governo fascista. Intervenne allora un azionista dell’azienda, l’imprenditore milanese Senatore Borletti, che assunse temporaneamente la presidenza (1930) per poi affidare il timone nel 1934 a Franco Marinotti, che aveva fatto esperienza nel settore tessile con il commercio in Unione Sovietica e nel Vicino Oriente. Marinotti risollevò l’azienda, anche grazie ai buoni rapporti con il fascismo (fu vice podestà a Milano), e la resse, tranne che nel periodo 1943–47, promuovendone lo sviluppo, quasi fino alla morte, avvenuta nel 1966. 
La politica di autarchia imposta all’Italia dalle sanzioni internazionali dopo la guerra d’Etiopia impose di fare a meno del legno delle conifere dell’Europa settentrionale per l’approvvigionamento di cellulosa, la materia prima per il processo di produzione del rayon. Si pensò allora di utilizzare la canna gentile (Arundo donax), specie che abbondava nelle zone paludose che allora si stavano bonificando. Proprio in una di queste aree in via di risanamento nel sud del Friuli, i cui dintorni erano ricchi di canne, si decise di impiantare un insediamento industriale per la produzione del rayon. Attorno al vecchio centro agricolo di Torre di Zuino, in comune di San Giorgio di Nogaro, si costruì nel biennio 1936-37 un importante stabilimento della SNIA, circondato da case per gli operai e da una rete di servizi. Si crearono edifici pubblici e abitativi, stadio, piscina e strutture produttive, collegati da un razionale assetto viario, che costituiscono uno degli esempi più interessanti di pianificazione urbanistica del periodo fascista. Nacque così Torviscosa.

Negli anni 1944-45 i bombardamenti alleati colpirono la fabbrica di Torviscosa nei suoi punti nevralgici. Appena finita la guerra, si ripararono gli ingenti danni e riprese la produzione di rayon. L’approvvigionamento di materia prima era difficoltoso, e perciò si continuò a ricorrere all’autarchica canna gentile. Per promuovere la propria attività, nel 1949 la SNIA decise, come usava prima dell’avvento della televisione, di commissionare un cortometraggio da proiettare nella sale cinematografiche.
L’incarico fu assegnato a Michelangelo Antonioni. Le riprese furono effettuate negli stabilimenti di Torviscosa e di Varedo, riprendendo direttamente i lavoratori e le macchine in azione. 


Il film

Accompagnato dalla voce narrante, che legge un testo semplice e chiaro (con il bell’incipit “Questa è la favola del rayon”), il documentario illustra tutte le fasi di produzione del rayon a partire dalla canna gentile. Si parte dallo sminuzzamento e bollitura della canna che, una volta ripulita delle scorie, diventa pasta di cellulosa. Questa entra nelle torri di clorazione e di alcalinizzazione, dove viene sbiancata e purificata e trasformata in fogli. I fogli vengono pressati, aggiungendo soda caustica diluita, e disintegrati. I frammenti di cellulosa, diluiti nel disolfuro di carbonio, si trasformano in xantato di cellulosa, che fuso con la salamoia, da vita alla viscosa. Segue la fase di estrusione attraverso piccoli ugelli, in cui la viscosa, grazie all’azione di un acido, diventa un filo lucido e solido che viene arrotolato in gomitoli. Dopo una nuova lavatura e sbiancatura, si riavvolge in un gomitolo definitivo chiamato "rocca conica", costituito da cento chilometri di filo. Dalle umili canne di paludi malsane e fangose si ottiene così un tessuto economico simile alla seta. Con sette canne si può ottenere un vestito. E, se il sarto è bravo, si possono realizzare abiti d’alta moda da presentare nelle maggiori sfilate del mondo.

Ritrovato nel 1995 nell’archivio storico della fabbrica, restaurato dalla Cineteca del Friuli, il documentario è una testimonianza importante per la storia della chimica industriale del nostro paese e per i rapporti che essa seppe intrattenere con il mondo dell’arte e della cultura in generale.





mercoledì 22 novembre 2017

I TESSUTI ARTIFICIALI NELLA MUSICA

Pensando ad una canzone che rimandasse al tessuto artificiale, avevo in mente l’immagine di un abito femminile. E allora, frugando nella memoria, mi sono ricordata di lei … 

lei quiete, chitarra, vela, segreti, donna, calore, viole;
lei ràyon, lei signorina, la permanente coi ricci.

Lei è la protagonista di “Tango per due”, una canzone di Francesco Guccini contenuta nell’album “Quello che non...” pubblicato nel 1990.
L’autore ci racconta di una coppia che si ritrova una sera a cena e a ballare e ci ricorda una vita vissuta accanto  “coppia legata dai giorni, partenze e ritorni, fortezza e catena”.



E immagino la scena: anni sessanta, una balera di periferia, lei e il suo uomo che si dirigono in pista per un tango, lei che indossa un leggero vestito di tessuto rayon a fantasia, un abito da festa per una serata spensierata, ma non di seta, troppo costoso, di un tessuto artificiale più economico ma sicuramente di effetto.

Testo
Coppia che sta silenziosa, un po' rigida e in posa, a ballare, una sera:
la vita è solo una cosa rimasta indietro: non c'è più ma c'era;
composta e indomenicata, eleganza sfuocata raggiunta a fatica;
l'oggi ha cambiato facciata, ma di quell'ieri passato io so
che tante ne potreste raccontare, e il ricordo stempera e non guasta,
quante cose e facce da narrare che come si dice un romanzo non basta,
nate con un rapido:
"a domani", continuate in giorni di "sì" e "no",
lampi sotto cieli suburbani e raffica il tango che vi presentò.

Lui biella, stantuffo, leva, muscoli, grinta, officina, sole, lei...
lei quiete, chitarra, vela, segreti, donna, calore, viole;
lui bar, alcool, nicotina, capelli indietro, cravatta, bici, lei...
lei ràion, lei signorina, la permanente coi ricci.
Coppia di fronte a bianchino, anonimo vino frizzante anidride:
la vita: che buffa cosa, ma se lo dici nessuno ride.
Coppia legata dai giorni, partenze e ritorni, fortezza e catena,
datemi i vostri ricordi, ditemi che ne valeva la pena.
Ora le luci son spente, sta uscendo la gente, saluti e rumore,
ditemi che avete in mente, come una volta, di fare l'amore,
quello che è stato un segreto di un prato o di un greto, del buio di un viale,
quel gioco ardente e discreto, d'allora sempre diverso ed uguale...

Chi lo sa se ciò che è da cercare, ciò che non sai mai se vuoi o non vuoi,
sia così banale da trovare, sia lungo ogni strada, sia a fianco di noi,
perso in tante scatole di odori, angoli e tendine che non so,
impronte di paesaggi e di colori, manciata di un tango che vi accompagnò.
Lui biella, stantuffo, leva, muscoli, grinta, officina, sole, lei...
lei quiete, chitarra, vela, segreti, donna, calore, viole;
lui bar, alcool, nicotina, capelli indietro, cravatta, bici, lei...
lei ràion, lei signorina, lei... lei...


martedì 21 novembre 2017

I TESSUTI ARTIFICIALI NELLA LETTERATURA NARRATIVA

Un futurista per promuovere l'autarchia 
FILIPPO TOMMASO MARINETTI

 Il Poema di Torre Viscosa

Si tratta di un poema futurista scritto nel 1938 da Marinetti dedicato alla fondazione di Torviscosa, piccola cittadina in provincia di Udine, nata in funzione della produzione di cellulosa a scala industriale, commissionato dall’allora presidente della Snia Viscosa, Franco Marinotti.

Negli anni Trenta del secolo scorso l’Italia vide nascere numerose nuove città, fondate per ospitare i coloni che andavano a lavorare i terreni bonificati in quegli stessi anni. Sono dette “città di fondazione” e sono considerate oggi gioielli urbanistici del Novecento italiano e in alcuni casi capolavori dell’architettura razionalista. Anche nella bassa friulana c’è una di queste città, che ha inoltre una particolarità fondamentale: quella di coniugare in sé la sintesi del modello economico fascista dell’autarchia. A differenza delle altre città, fondamentalmente agricole, questa sorse attorno e per iniziativa di una grande industria, la Snia, che all’epoca lavorava fibre artificiali per produrre un tessuto chiamato viscosa. Il termine viscosa divenne parte del nome dell’industria, Snia Viscosa, e del nome della nuova città, che da Torre di Zuino diventò Torviscosa. Per le proprie produzioni, la Snia aveva necessità di terreni per le piante da cui ricavare la materia prima, di stabilimenti industriali in cui lavorarla e di stalle per produrre il concime agricolo. Nel suo insieme, il ciclo produttivo realizzava quindi quel modello di autosufficienza economica teorizzato dall’ideologia fascista e Torviscosa ne fu la concretizzazione urbanistica. 
In previsione dell’inaugurazione della nuova città, nel 1938 la Snia Viscosa si rivolse a Filippo Tommaso Marinetti, il padre del futurismo, il poeta affascinato dalle novità tecnologiche e industriali, autore del manifesto letterario “La poesia dei tecnicismi”. Chi meglio di lui, infatti, poteva celebrare in poesia la fondazione di una nuova città industriale? Marinetti visitò la città che si stava costruendo e la campagna circostante e scrisse il “Poema di Torre Viscosa”, un inno al trionfo della tecnologia sulla natura, della macchina sulla pianta, della “dea Geometria” (la nuova città) sui canneti della laguna. 



IL POEMA DI TORRE VISCOSA
Parole in Libertà Futuriste
"...Tutto è deciso nulla salvò nè avrebbe mai salvato gli eroici canneti devoti al languore.
A tutta forza frustati da taglientissimi raggi solari bruciavano cuocevano.
Poi semicarbonizzati o stracotti ma vivi vengono ammanettati come studentesse rivoluzionarie.
Sono femmine s'aggrappano si stringono a fasci compatti ma violenti contadini dispettosi o rurali rinnegati ormai nemici d'ogni vegetalità e d' ogni foglia al vento le hanno afferrate le afferrano e sulle spalle ondulanti grovigli indomabili gambe stizzose portarle sulla schiena a 100 200.
Eccole infornate costrette sul sistematico andare senza fine andare del trasportatore a nastro di gomma funereo.
Ingoiamento e digrignare delle tagliere tronfio masticare metallico.
Fiato fiato fiato e tutto s'innalza in un immenso fiato nelle bocche prone degli alti silos.
Poi giù trituratissima miscela stridulante d'agonie giù nei bollitori rossi ostentati ventri d'acciaio nella trasparente cattedralica torre.
Colori odori rumori di insolenza guerriera.
Ma ironicamente la dea Geometria per sollazzare i vinti canneti diluire purificare addensare sbiancare a galla nell'acqua nell'ipoclorito.
Nell'alta notte imperiale la parola DUX splendere adamantina fra i proiettori che spaventano di bianco il tendaggio di pioppi sull'Aussa antico confine.
Alcune gocce di luce operai gesticolanti nel lucente taglio vetrato della scure nella torre in forma di fascio.
I canneti non sono più dei sostegni per le viti bollire o scorrere da vasca a vasca ceramica metamorfosati.
Refrattarie a tutta prova per tutti i carboni nazionali lavorano le caldaie.
Sembra un'immensa rotativa la grande stiratrice metallica del foglio continuo di cellulosa.
Rinverginarsi d'assoluto niveo nell'ipoclorito.
Essiccarsi nell'aria calda.
Salone della depurazione e dei lenti addensamenti.
Andare galleggiando.
Divorare continuo di canneti della nascente città di Torre Viscosa o dea Geometria.
Bisolfito di calcio.
Piscine d'operai bambini d'operai campi di calcio e bocce..."




Il poema del vestito di latte

Realizzato nel 1937 per pubblicizzare il prodotto "Lanar" della industria chimica SNIA Viscosa, un prodotto autarchico realizzato con la caseina del latte.
L'opera attesta l'abilità futurista nell'arte pubblicitaria e nella propaganda, e al tempo stesso propone un connubio insolito tra poesia, moda e tecnologia.

Alcune citazioni del testo di Marinetti, in cui l'ilare proposopea del latte che si trasforma in fibra tessile si traduce infine in un'apostrofe ricca di parole composte, paradigma suggestivo dell'immaginazione senza fili futurista:
«E voi forze liquide comprendo la vostra ansia non immalinconitevi otterrete certo il prodigio ecco allineati i filtri di bambagia di cotone e tu latte magro coàgulati e per questo caccia via a destra e a sinistra questi eserciti di calorie pensa bevi la grande idea essenziale dare al nastro di caseina una consistenza tale che si possa tagliare umido / [...] Tutti a ridere di gioia partecipando all'ebrezza di un filo di caseina barcolla per la sganasciante ilarità nel mutarsi in nastro poi strilla sono un latte che ritorna beatamente alla sua pura mammella bobina bobina mia mia mia / T'impongo o sacro latte di stringere le maglie d'una viscosità re-si-sten-te».
«Servilità belante e odorosa dei grani che maturati sognano le grazie tue o Latte / Arrenditi non rimandare lo spasimo t'invochiamo sei il bellissimo nastro dei nastri resistente veloce panorama tattile dei più celestiali pascoli alpini  ti chiamerò Cielo-manuale Muscolodelvento Strizzamipure Tessutomaterno ma tu sciorina in giro vestiti d'inventata carnalità inguainami di serena bontà».


domenica 19 novembre 2017

LE NARRAZIONI DEI TESSUTI ARTIFICIALI

Dove troviamo le narrazioni del tessuto artificiale


ARTICOLI DI GIORNALE, SAGGI



La storia della grande moda italiana del 900. Nel testo si trova un capitolo dedicato all’impulso dato dal regime all’industria tessile e all’affermarsi dei tessuti “autarchici” (quelli artificiali appunto) che potevano essere prodotti in Italia, superando i problemi relativi alla scarsità delle materie prime indispensabili per la produzione dei tessuti naturali.(pg. 84)











Storia, moda, donne e regime sono gli ingredienti principali di “Eleganza Fascista”, il libro di Sofia Gnoli (Carocci Editore) che attraverso documenti inediti e rare testimonianze, ripercorre la storia dell’affermazione della moda italiana, a partire dagli anni Venti, fino al suo grande riconoscimento internazionale dopo la Seconda guerra mondiale. 












TESSILI DEL FUTURO
“La donna del 3000 si vestirà, probabilmente, con tessuti metallizzati” notava nel 1939 Pietro Merli, capo dell’ufficio propaganda dell’azienda De Angeli Frua. “I nostri vecchi si vestivano con tessuti di lana, di cotone, noi intanto, uomini del XX secolo, ci vestiamo col lanital e col fiocco. Il lanital e il fiocco non sono succedanei; sono prodotti tessili nuovi, della nostra epoca: costituiscono un progresso. Il lanital è ‘super-lana’, il raion è ‘super-seta’, il fiocco è ‘super-cotone’. C’è stata l’età della pietra, l’età del cotone. Ora siamo nell’età del raion”.

Il filone dei tessuti autarchici – come il rayon e i suoi derivati, il lanital, la cisalfa, il lastex, la ginestra, il ramì, lo sparto, il gelso, l’orbace – fu voluto e incoraggiato dal fascismo inseguendo il mito dell’autosufficienza economica: la moda doveva piegarsi alla «decisa fascistica volontà di bastare a sé stessi».




IMMAGINI PUBBLICITARIE

                                         








Manifesto pubblicitario della biancheria in tessuto artificiale prodotta dalla Ital Rayon 



                                     
                                    







                    Manifesto pubblicitario per Ital Rayon del 1937









FOTO



Immagine di donne impiegate nella filatura del rayon 



CORTOMETRAGGI - DOCUMENTARI


Cortometraggio realizzato da Michelangelo Antonioni nel 1949 per la SNIA che illustra l'intero procedimento di trasformazione della materia prima, la canna gentile (Arundo donax), che porta come risultato all'ottenimento della fibra tessile artificiale, il rayon.

LE FUNZIONI SOSTITUTIVE DEI TESSUTI ARTIFICIALI

Quali funzioni possono avere i tessuti artificiali?

Quando pensiamo ai tessuti artificiali abbiamo in mente il loro impiego per la creazione di capi di abbigliamento.

In realtà, sebbene il loro principale settore di sbocco è il tessile-abbigliamento, trovano un significativo utilizzo nell’arredamento e in misura crescente nel cosiddetto “tessile tecnico”, vale a dire in comparti industriali quali l’automobilistico, il medico-chirurgico o l’edilizia.  


I tessuti tecnici sono materiali che rispondono a elevate esigenze tecnico qualitative e vengono utilizzati per realizzare prodotti con prestazioni superiori che rispondano alle necessità del settore di loro applicazione.
Nel sistema dei tessili tecnici vengono impiegate fibre tessili di tutte le tipologie - naturali, sintetiche, artificiali, inorganiche – con una crescente diffusione delle fibre sintetiche, perché è possibile conferire loro caratteristiche adeguate alle esigenze delle applicazioni. Le fibre tecniche sono progettate e realizzate per fornire prestazioni non raggiungibili dalle fibre tessili tradizionali; si caratterizzano principalmente per elevati livelli di resistenza alle sollecitazioni meccaniche, alla fiamma, agli agenti chimici. Tali caratteristiche si possono ottenere intervenendo sul processo o su altri parametri che, oltre alle fibre, concorrono alla formazione del prodotto desiderato. I tessuti realizzati con l’impiego di fibre tecniche possono eccellere nella capacità di scambio termico, nella resistenza meccanica e nella durata.




I tessuti tecnici, grazie alla versatilità, alla facilità di impiego e alle molteplici applicazioni pratiche cui possono dar luogo, vengono sempre più spesso utilizzati nell'edilizia: architetti e progettisti vi ricorrono e non solo per l’arredamento di interni, ma anche in relazione ad aspetti strutturali, oltre che a vantaggio del confort e del risparmio energetico degli edifici.
L’applicazione della rete in fibra di vetro per armatura degli intonaci interni ed esterni, ad esempio, previene la formazione di crepe e fessurazioni causate da assestamenti dei supporti sottostanti (mattoni, blocchi alleggeriti o prefabbricati, etc) e da agenti esterni. Inoltre la stessa rete in fibra di vetro può conferire al sistema di isolamento a cappotto un’adeguata capacità di resistere ai movimenti del materiale isolante, dovuti ad escursioni termiche o a fenomeni di ritiro, prevenendo la formazione di crepe o cavillature in facciata.
Tessuti tecnici in fibra di vetro vengono anche utilizzati per i rivestimenti murali interni in quanto adatti a rispondere ad esigenze decorative e funzionali per qualsiasi tipologia di ambiente, risultando particolarmente resistenti e di facile manutenzione. Altro tessuto largamente impiegato in edilizia è la lana di vetro: viene ottenuta portando a fusione una miscela di vetro e sabbia che successivamente viene convertita in fibra, con l'aggiunta di un legante che ne aumenta la coesione. Questa fibra viene quindi riscaldata e sottoposta a calandratura per conferirle ulteriore resistenza meccanica e stabilità. Infine la lana di vetro viene tagliata ricavandone rotoli o pannelli per azione di elevate pressioni. Questo tessuto viene impiegato come isolante termico e acustico e possiede un'elevata resistenza al calore.


 Nel settore automobilistico i tessuti svolgono diversi ruoli: un ruolo di “tessile di rivestimento” per ricoprire sedili, tetto, vano baule, pavimento e pannelli porte ed un ruolo di “tessile funzionale” per rinforzare pneumatici, tubi, sedili, cinture e air bag con funzioni strutturale, insonorizzante ed isolante. Per poter essere impiegati nel settore automobilistico essi devono soddisfare determinati requisiti al fine di resistere alle fasi di assemblaggio fodere, sedili e pannelli con elevate prestazioni tecnico-meccaniche ed in seguito, durante la vita dell’autovettura, dimostrare un’elevata resistenza all’usura e solidità della tinta alla luce, fornendo inoltre caratteristiche di confort e sicurezza. Le prestazioni meccaniche di un tessuto dipendono sia dalla struttura del tessuto stesso, definita armatura, che dal tipo di fibra utilizzata per realizzarlo. In passato, prima dell’introduzione delle fibre sintetiche, le case automobilistiche utilizzavano la lana, il cotone e altre fibre artificiali come la viscosa. Ad oggi la fibra più usata è il poliestere, impiegata per il 90% dei casi come rivestimento di sedili, pannelli e porte, grazie alle eccellenti proprietà meccaniche.

Daniele Caretti - XXII Convegno Nazionale AIM: Atti – Genova 11-14 settembre 2016 pg. 121






 








Una curiosità  

L'automobile ricoperta di stoffa
Navigando su internet si trova anche chi con il tessuto ci riveste l’intera carrozzeria della macchina! Si tratta un’azienda torinese la Tessilitaly che ha avuto l’idea di creare un rivestimento per le auto di fibre di lino trattate con speciali resine. Non si tratta di un semplice tessuto applicato in qualche modo sulla carrozzeria, ma di una vera e propria alternativa alla vernice, resistente agli agenti atmosferici e duratura nel tempo. Un vestito per la macchina insomma!





 Nel comparto medico-chirurgico i tessuti impiegati devono essere in grado di garantire un’elevata impermeabilità ai liquidi, un rilascio ridotto di particelle e traspirabilità. Inoltre, dopo ogni ciclo di sterilizzazione devono essere perfettamente riutilizzabili, mantenendo inalterate le proprie caratteristiche. I tessuti vengono sempre più spesso realizzati con materiali di nuova concezione come i trilaminati e le microfibre. 
I tessuti impiegati nel settore medico, inoltre, spesso contengono composti chimici in grado di contrastare la proliferazione batterica, ovvero di ridurre la presenza di molecole odorigene o di rilasciare sostanze con proprietà cosmetiche o medicali. I tessuti antibatterici possono essere battericidi (eliminazione completa dei batteri) o batteriostatici ( inibiscono l'eccessiva proliferazione dei batteri). Per la realizzazione di tessuti antiodore si utilizzano: additivi antibatterici; microcapsule contenenti sostanze profumate; catalizzatori chimici inseriti nel tessuto, in grado di degradare l'inquinante con l'ausilio della luce solare. I tessuti che rilasciano sulla pelle sostanze cosmetiche e profumate sfruttano la presenza di microcapsule tra le fibre. Per mezzo dello sfregamento o per scambio di umidità fra cute ed il tessuto, queste microcapsule sono in grado di rilasciare gli elementi attivi delle varie essenze. Con le stesse metodologie produttive si possono conferire anche caratteristiche medicali alle microcapsule con l'utilizzo di principi attivi in grado di essere assorbiti via cute.

mercoledì 8 novembre 2017

FORME SOSTITUTIVE DEI TESSUTI ARTIFICIALI

TESSUTO NON TESSUTO 

Mentre il tessuto si ottiene attraverso un incrocio di fili, di trame e di ordito mediante un telaio, il TNT è formato da fibre che vengono unite insieme meccanicamente, con adesivi o con processi termici. 

Pertanto in un non tessuto le fibre presentano un andamento casuale, disposte a strati o incrociate, senza individuazione di alcuna struttura ordinata, mentre in un tessuto le fibre presentano due direzioni prevalenti ed ortogonali fra loro (trama ed ordito). 

Esempi di materiali non tessuti includono sia fibre naturali, comprendendo per esempio il cotone idrofilo (ovatta) ed il feltro, che sintetiche, con l'utilizzo di resine e fibre di poliestere. 

Il non tessuto è economico e pratico: viene utilizzato soprattutto per realizzare prodotti usa e getta (tovaglie, abbigliamento medico ed altri prodotti simili).










Gli impieghi del non tessuto sono molteplici:

- in edilizia, per ricoprire o allestire soffitti e controsoffitti; 




- negli arredamenti, per la realizzazione di carte da parati e il rivestimento di divani, poltrone e sedie;




- nella realizzazione di oggetti di uso quotidiano come borse per la spesa;







- in agricoltura, per la realizzazione di
teli di protezione di piante, ortaggi e frutta.









domenica 5 novembre 2017

MATERIALI SOSTITUTIVI DEI TESSUTI ARTIFICIALI

TESSUTI NATURALI
Costituiti da fibre provenienti da un vegetale o da un animale.

COTONE
LINO
CANAPA
IUTA

LANA
ALPACA
SETA
CACHEMIRE


Vantaggi tessuti naturali
* Le fibre sono molto intrecciate, ma estremamente traspiranti e morbide.
* Vengono estratti senza l’uso di tossine o processi chimici.
* I capi di abbigliamento sono estremamente leggeri, ma nel contempo forniscono calore e protezione al corpo.
* Tutti i tessuti naturali sono biodegradabili.


Svantaggi tessuti naturali
* Costi di produzione più alti rispetto a tessuti sintetici e artificiali.
* Le caratteristiche di un tessuto naturale sono statiche (non possiamo migliorarlo senza chimica).



TESSUTI SINTETICI 
Sono costituiti da fibre prodotte da polimeri ottenuti da composti di natura organica (derivati dal petrolio), attraverso reazioni chimiche di polimerizzazione.

ACRILICO
POLIAMMIDE
POLIESTERE
POLIPROPILENE
CLOROVINILE PVC 
POLIURETANO (Elastam)
TEFLON (Gore-tex)
ARAMIDICHE (Kevlar)

Vantaggi tessuti sintetici
* Costi di produzione e vendita del prodotto finale molto bassi.
* E' più facile realizzare delle varianti del prodotto.
* Le caratteristiche del tessuto sintetico possono essere migliorate grazie alla chimica.
* Alta resistenza agli agenti atmosferici.
* Non vengono attaccati da tarme e muffe.


  Svantaggi tessuti sintetici
* Poco traspiranti facilitano la proliferazione di batteri.
* Non sono biodegradabili.
* Altamente infiammabili.
* Sono spesso causa di allergie e problemi alla pelle.
* Accumulano cariche elettrostatiche.