Le company town
Vere
e proprie città attorno agli stabilimenti produttivi....
TORVISCOSA, LA CITTA' DELLA
CELLULOSA IN FRIULI VENEZIA GIULIA
Torviscosa, cittadina in provincia
di Udine, è un’affascinante company
town nata in funzione della produzione di cellulosa su scala
industriale e un gioiello dalle linee metafisiche della nostra archeologia
industriale.
Costruita tra il 1937 e il 1942, la sua fondazione è legata a una grande azienda italiana,
la SNIA Viscosa che all'epoca si
dedicava soprattutto alla produzione di fibre artificiali ricavate dalla
cellulosa e che trova in questa parte della pianura friulana ancora poco
sfruttata un territorio ideale per un esperimento “autarchico”: la coltivazione
su larga scala di canna comune da cui ricavare la materia prima per le sue
produzioni e l’insediamento di un nuovo grande stabilimento industriale per la
sua lavorazione.
Chi
arriva a Torviscosa non ha dubbi sul ruolo industriale di questa
cittadina: il grande piazzale di ingresso
all’abitato, disegnato da Giuseppe De Min nel 1937, è dominato per metà
dagli edifici connessi all’attività industriale e dal grande edificio di
rappresentanza del CID (Centro Informazione Documentazione), costruito dalla
SNIA agli inizi degli anni Sessanta come biglietto da visita della città
industriale e luogo di ricevimento delle delegazioni straniere. Accanto al CID
si innalza la torre panoramica, alla cui sommità si apre un vano quadrangolare
con funzione di belvedere, un tempo salottino per gli alti dirigenti della SNIA
che qui accoglievano gli ospiti per offrire loro un punto privilegiato
d’osservazione sulla città e l’intero territorio circostante. L’altra metà
della piazza, a ovest, è invece una spazio sociale, con il teatro e l’edificio
del dopolavoro ristoro. Il piazzale, oggi dedicato a Franco Marinotti,
fondatore della città e all’epoca amministratore delegato e poi presidente
della SNIA, si chiamava in origine “piazza dell’Autarchia”, per sottolineare
che l’intero insediamento industriale e urbanistico era stato pensato in
funzione del modello economico del regime.
Accanto allo stabilimento,
architetti e ingegneri disegnarono e fecero costruire la nuova città, immaginata per espandersi e ospitare fino
a 20.000 persone e organizzata per aree funzionali. La struttura
originaria non ha subito modifiche sostanziali e ancora oggi sono quindi
riconoscibili il villaggio operaio, le case per i tecnici, le ville dei
dirigenti, gli spazi del lavoro e quelli per il tempo libero e lo sport. Il
fulcro della vita pubblica era rappresentato dalla piazza “Impero” (oggi piazza
del Popolo).
Accanto al portale d’ingresso,
costituito da colonne rivestite in mattoni, ci sono due statue monumentali di
Leone Lodi realizzate nel 1938 e dedicate all'agricoltura e all'industria, a
sottolineare la duplice natura del progetto imprenditoriale di Torviscosa.
Immediatamente dietro alla
portineria, la palazzina degli uffici è composta da una parte centrale di tre
piani e due ali laterali simmetriche che discendono a due e un piano. In
corrispondenza dell’edificio degli uffici inizia un viale lungo circa 1 km sul
quale si affacciano i vari edifici che componevano l’impianto per la produzione
di cellulosa. A metà circa del complesso è posto il Laboratorio Ricerche e
Controlli, facilmente riconoscibile dall’iscrizione. Sull’altro lato del viale
sorge invece l’edificio destinato alla produzione di vapore ed energia
elettrica, collegato alla struttura che conteneva l’impianto cellulosa per
mezzo di un ponteggio.
Poco oltre si stagliano le due
torri Jensen destinate alla produzione di bisolfito di calcio. La prima, quella
più a nord, fu realizzata nel 1938 mentre la seconda fu costruita nel 1940
durante i lavori del raddoppio dello stabilimento. Sono alte 54 metri, hanno
una pianta circolare e poggiano su un unico basamento rettangolare. Le due torri sono collegate alla sommità da un percorso orizzontale
che costituiva il passaggio per gli operai addetti al reparto.
L’INSEDIAMENTO A RIETI DELLA
SUPERTESSILE
All’inizio degli anni Venti, il
sindaco di Rieti, Mario Marcucci, s’interessò direttamente presso il barone
Fassini, amministratore delegato della Sociètà Viscosa, per caldeggiare
l’apertura di un nuovo stabilimento per la produzione delle fibre tessili
artificiali nella città.
Per progettarlo viene chiamato da
Roma l’ingegner Arturo Hoerner. Il progetto di Hoerner mostra uno schema
planimetrico che all'elevato standard edilizi aggiunge una elevata qualità
architettonica e costruttiva soprattutto nell'interpretazione del sistema
città-fabbrica.
Lo stabilimento è impostato su un lungo viale principale ai lati del quale
sorgono i diversi padiglioni. Entrando dal cancello di viale Maraini, superati
nell’ordine i primi edifici di portineria ed uffici, le caratteristiche
pensiline per i mezzi e le biciclette ed i primi padiglioni, si giunge al cuore
del complesso costituito da due alti fabbricati in cemento armato e muratura,
uniti tra loro e allineati sul lato nord, che erano destinati ai laboratori
della chimica. Il secondo edificio dei laboratori, il più grande, era unito
tramite un ponte, un camminamento coperto a 12 metri dal suolo, al fabbricato
più rappresentativo dell’intero complesso, il palazzo per gli uffici e la
direzione, alto quattro piani e sormontato da un gigantesco serbatoio idrico.
A nord di questa linea di edifici
corre il fabbricato dei filatoi, già di asparatura e candeggio, lungo quasi
mezzo chilometro. Mentre si erigeva la fabbrica si procedeva anche alla
realizzazione dei primi alloggi e delle palazzine per i dirigenti, a cui
sarebbe seguito di lì a poco il progetto, sempre di Hoerner, per il quartiere
operaio in località Madonna del cuore, dotato
di mense, dopolavoro, bagni, un dormitorio con 2000 letti, case operai per 7500
vani e villette per la dirigenza.
Lo stabilimento, che si estendeva per oltre 30 ettari, fu costruito di
fronte allo zuccherificio e poté beneficiare del raccordo ferroviario che era
già stato costruito per collegare lo zuccherificio allo scalo merci della
stazione di Rieti (dove le merci si immettevano sulla ferrovia Terni-Sulmona).
Lo stabilimento entra in funzione
definitivamente nel 1928 e nel 1929 vi erano già impiegate 2.375 persone tra
personale direttivo amministrativo, tecnico e operai. Un gran contingente di
forza lavoro sarà fornito dai flussi di immigrazione interna al paese, in
quanto la richiesta di mano d’opera era ben superiore a quella che Rieti stessa
avrebbe potuto fornire.
La sua apertura nel 1928 segnò il definitivo passaggio della città ad
un'economia di tipo industriale, rendendola uno dei maggiori centri
manifatturieri del Lazio; fu tra le più importanti aziende della Sabina fino a
quando, negli anni sessanta, le principali attività economiche si spostarono
nel terziario. La produzione andò avanti fino al 1979 e, dopo una parziale
riattivazione, lo stabilimento fu chiuso definitivamente nel 2006.
https://in_bo.unibo.it/article/viewFile/3481/2841
https://archeologiaindustriale.net/2100_torviscosa-la-citta-della-cellulosa-in-friuli-venezia-giulia/
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