I rischi collegati all’uso dei
tessuti artificiali sono strettamente connessi all’impiego delle sostanze
chimiche per la realizzazione delle fibre e per il finissaggio.
Rischi per l’uomo
Fino al secolo scorso le sostanze
che venivano a contatto con la pelle erano di derivazione animale o vegetale
(pelli, cuoio, lana, seta, cotone, canapa ecc). Durante il secolo scorso i
chimici sono stati in grado di copiare i polimeri naturali e di formare
polimeri da sostanze chimiche semplici arrivando a sintetizzare un gran numero
di tipi di fibre differenti, le fibre artificiali. I polimeri formano “la spina
dorsale” della fibra costituita anche da numerosi prodotti chimici, che si
formano durante il processo di polimerizzazione e da numerosissimi additivi
chimici molti dei quali vengono aggiunti per conferire differenti
caratteristiche ai singoli tessuti come idrorepellenza, ingualcibilità,
resistenza alle fiamme e anti-staticità. Molti indumenti sono confezionati
partendo da pezze di tessuto colorate o stampate e di conseguenza trattate con
varie sostanze chimiche. Attraverso il contatto diretto con la pelle gli
indumenti possono cedere sostanze pericolose che possono passare attraverso
l’epidermide nel corpo. Queste sostanze possono causare vari tipi di patologie,
ma quelle più comuni sono le dermatiti allergiche e le dermatiti da contatto.
Le sostanze nocive
all’epidermide, e in alcuni casi addirittura cancerogene se rilasciate in certe
quantità, sono generalmente legate ai coloranti dei tessuti (benzidina dagli
azo-coloranti), alle resine per finissaggio i trattamenti "lava e
metti", "senza pieghe" e "non-stiro" (che spesso
utilizzano delle resine che "liberano" molta formaldeide) e ai fissatori
delle materie coloranti (formaldeide).
La formaldeide è una
sostanza organica estremamente volatile (allo stato puro ed a temperatura e
pressione ambiente si presenta allo stato gassoso); quella utilizzata nei
processi produttivi tessili viene impiegata in soluzione acquosa. La molecola è
fortemente irritante per inalazione, può causare dermatopatie. Dal 2004 è
classificata dallo IARC12 come cancerogena per gli esseri umani; può essere
causa di una forma di tumore rinofaringeo e sospettata per la sua capacità di
indurre formazioni tumorali ai seni paranasali. L’Organizzazione Mondiale della
Sanità ne ha limitato l’impiego e le concentrazioni utilizzate non sono più
sensibilizzanti.
Alcuni composti chimici dannosi per l’uomo e per l’ambiente
Di seguito alcuni composti
chimici impiegati nel settore tessile di cui è stata riscontrata la
pericolosità e che pertanto sono stati progressivamente vietati da normative
sempre più stringenti. La UE ha classificato alcuni composti come ‘sostanze
pericolose prioritarie’ ai sensi della normativa dell’Unione europea sulle
acque, che prevede l’adozione di misure per eliminare l'inquinamento delle
acque superficiali in Europa; altri sono stati inseriti tra gli ‘inquinanti
organici persistenti’ il cui uso è stato limitato ai sensi della Convenzione di
Stoccolma, un trattato globale redatto per proteggere la salute umana e
l'ambiente.
Alchilfenoli
I composti alchilfenolici che
comprendono i nonilfenoli, gli octilfenoli e i loro rispettivi etossilati, sono
composti alchil fenolici comunemente utilizzati. Largamente
utilizzati dall’industria tessile nei processi di lavaggio e tintura, sono
tossici per la vita acquatica, perché non si
degradano facilmente e possono accumularsi negli organismi viventi fino ad
arrivare all’uomo attraverso la contaminazione della catena alimentare.
Ftalati
Gli ftalati sono un gruppo di
sostanze chimiche comunemente utilizzate per rendere più flessibile il PVC
(plastica di cloruro di polivinile). L’industria tessile li usa nella pelle
artificiale, nella gomma, nel PVC e in alcuni coloranti. Alcuni ftalati sono
dannosi per la riproduzione dei mammiferi.
Ritardanti di fiamma bromurati e
clorurarti
Molti ritardanti di fiamma
bromurati (BFR) sono sostanze chimiche persistenti e bioaccumulanti (capaci di accumularsi nella catena alimentare) presenti nell'ambiente. Gli eteri di difenile polibromurati (PBDE) sono uno dei
gruppi più comuni di BFR e sono stati utilizzati per eliminare il rischio di
infiammabilità di una vasta gamma di materiali, inclusi i prodotti tessili.
Alcuni PBDE possono interferire con i sistemi ormonali della crescita e dello
sviluppo sessuale.
Coloranti
azoici
Rientrano tra
i principali coloranti usati nell’industria tessile, alcuni però si dissociano durante l’uso e rilasciano sostanze chimiche conosciute con
il nome di ammine aromatiche. La presenza nelle molecole di coloranti di queste
ammine aromatiche viene considerata potenzialmente dannosa per la salute,
infatti, nel caso di assorbimento del colorante da parte dell’utilizzatore del
materiale tessile, si può avere la demolizione riduttiva della molecola del
colorante a seguito di enzimi epatici ed intestinali. E’ evidente che la
materia colorante deve essere poco solida (abbandonare il tessuto), essere
assorbita dall’epidermide (biodisponibilità) ed infine essere metabolizzata per
risultare pericolosa. Si è comunque scelto di non rischiare e di non immettere
nell’ambiente sostanze potenzialmente pericolose, al fine di evitare i reali
rischi da esposizione, a cui risultano soggetti soprattutto le maestranze
addette alla sintesi delle materie coloranti in oggetto.
Composti
organici stannici
I composti organici stannici sono
usati come biocidi (principi attivi che inibiscono qualsiasi organismo nocivo)
e come agenti antimuffa in diversi prodotti di consumo. L’industria tessile li
utilizza nei calzini, nelle scarpe e negli abiti sportivi per prevenire l’odore
causato dal sudore. Il tribustagno (TBT) è tra i più noti composti organici
dello stagno, in passato veniva usato principalmente nelle vernici
antivegetative per le navi, fino a quando è emerso che persiste nell'ambiente,
si accumula nel corpo e può colpire il sistema immunitario e riproduttivo.
L’uso del TBT come vernice antivegetativa è ormai in gran parte vietato. Il TBT
è stato utilizzato anche nel settore tessile.
Composti
perfluoroclorurati
Sostanze artificiali ampiamente utilizzate
dall'industria per le proprietà antiaderenti e idrorepellenti. Test dimostrano che molti PFC sono difficili da smaltire perché
persistono nell'ambiente e possono accumularsi nei tessuti e aumentare di
livello attraverso la contaminazione della catena alimentare. Una volta
assimilati dall’organismo, alcuni PFC hanno effetti sul fegato e, in qualità di
interferenti endocrini, possono alterare i livelli di crescita e riproduzione
ormonale.
Clorobenzeni
I clorobenzeni sono sostanze
chimiche persistenti e bioaccumulanti utilizzate come solventi e biocidi nella
produzione di coloranti e come intermedi chimici. Gli effetti dell'esposizione
dipendono dal tipo di clorobenzene, tuttavia, essi comunemente influenzano la
tiroide, il fegato e il sistema nervoso centrale. L’esaclorobenzene (HCB), la
sostanza chimica più tossica e persistente di questo gruppo, è anche un
distruttore ormonale.
Solventi
clorurati
I solventi clorurati come il tricloroetano
(TCE) sono utilizzati nell’industria tessile per sciogliere altre sostanze in
fase di produzione e per la pulizia dei tessuti. Il TCE è una sostanza dannosa
per l’ozono che può persistere nell’ambiente. È anche conosciuto per gli
effetti su sistema nervoso, fegato e reni.
Clorofenoli
I clorofenoli sono un gruppo di
sostanze chimiche usate come biocidi (principi attivi capaci di inibire
qualsiasi organismo nocivo) in un'ampia gamma di applicazioni, dai pesticidi ai
conservanti del legno e dei tessuti. Il pentaclorofenolo (PCP) e i suoi
derivati sono usati come biocidi nell’industria tessile. Il PCP è altamente
tossico per gli uomini e per gli organismi acquatici.
Paraffine
clorurate a catena corta (SCCPs)
Usate nell’industria tessile come ritardanti di fiamma e
agenti di rifinitura per la pelle e il tessile. Sono altamente tossici per gli
organismi acquatici, non si degradano rapidamente nell’ambiente e hanno
un’elevata potenzialità di accumulo negli organismi viventi.
Metalli
pesanti: Cadmio, Piombo, Mercurio, Cromo VI
I metalli pesanti come cadmio,
piombo e mercurio sono stati utilizzati in alcuni coloranti e pigmenti usati
nell’industria tessile. Questi metalli possono accumularsi nel corpo per molto
tempo e sono altamente tossici, con effetti irreversibili inclusi i danni al
sistema nervoso (piombo e mercurio) o al fegato (cadmio). Il cadmio è anche
noto per provocare il cancro.
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