Le origini
dei tessuti artificiali
Il primo ad accennare
alla possibilità di fabbricazione di una fibra tessile artificiale fu l'inglese
Robert Hooke il quale, già nel 1665, parla della possibilità di trasformare
in fili adatti alla filatura una materia artificiale da lui veduta, somigliante
alla seta. Nel 1734 René-Antoine Ferchault de Réaumur nei
suoi Mémoires pour servir à l'histoire des insectes, osservando che la
seta "non è che gomma liquida che si essicca", esprimeva l'idea che
si sarebbe potuto imitarla con gomme o resine.
Ma la possibilità di
realizzare queste idee sorse solo in seguito alle scoperte della nitrocellulosa
(1845) e al suo impiego nella fabbricazione della celluloide (1865).
G.
Andemars, di Losanna, nel 1855,
prese in Gran Bretagna il primo brevetto per la trasformazione di una soluzione
di nitrocellulosa in filamenti denominati "seta artificiale". Egli
trasformava la scorza di gelso, per azione dell'acido nitrico, in
nitrocellulosa; scioglieva questa in un miscuglio di alcool ed etere,
aggiungendovi qualche pezzo di caucciù; infine traendoli con punte d'acciaio
otteneva fili che andavano ad avvolgersi in una spola.
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Il merito di aver portato la produzione della seta artificiale dalla fase sperimentale a quella industriale spetta al conte L.-M.-H. Bernigaud de Chardonnet che all'École Polytechnique era stato allievo del Pasteur quando quest'ultimo eseguiva le sue famose ricerche sulle malattie del baco da seta. Come egli stesso racconta, la prima idea sorse in lui quando, in una visita a una fabbrica di cellulosa, osservò che alcuni dei pezzi che uscivano dalle caldaie avevano la lucentezza della seta. Secondo altri, invece, egli avrebbe scoperto la possibilità di produrre una fibra artificiale per semplice caso mentre manipolava del collodio per uso fotografico.
Lo
Chardonnet fece i primi tentativi di fabbricazione nel 1878. Dopo sei anni di
ricerche, il 12 maggio 1884, egli
presentò all'Académie des sciences una memoria, Sur une matière textile
artificielle ressemblant à la soie, che riassumeva tutti gli elementi
essenziali dei suoi metodi dal doppio punto di vista chimico e industriale. Il
17 novembre dello stesso anno prese il primo brevetto.
All'esposizione di Parigi
del 1889, egli espose la sua prima macchina e i primi campioni della nuova
fibra tessile. L'invenzione suscitò molta curiosità e fu oggetto di un rapporto
favorevole da parte della giuria.
Nel
1890, il chimico francese Louis-Henri Despeissis creò il processo
al cuprammonio. Per il suo minor costo di produzione, il rayon al cuprammonio
fu un serio concorrente della seta Chardonnet finché non venne sul mercato il
rayon alla viscosa, ancor più economico.
Il
processo alla viscosa nacque dagli studi compiuti dal 1882 in poi da Ch. Fr. Cross,
E. I. Bevan e Cl. Beadle sull'alcalicellulosa e la
mercerizzazione. La scoperta della viscosa risale al 1891; i primi
brevetti sono degli anni 1892-96.
Storie e
protagonisti delle fibre sintetiche
Lo sviluppo e la
produzione delle fibre sintetiche, cioè ottenute a partire da polimeri non
esistenti in natura bensì creati dall'uomo, sono una conquista più recente.
La prima fibra sintetica
prodotta a livello industriale e destinata ad avere un forte impatto sul
mercato è la fibra poliammidica lanciata dalla ditta statunitense Du
Pont con il nome commerciale di Nylon 6.6, numero che indica
rispettivamente il numero di atomi di carbonio delle due molecole costituenti
l'unità ripetitiva del polimero (produzione sperimentale nel 1938).
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Nel giro di pochi anni
vennero poi messe a punto le fibre sintetiche di maggiore importanza nel
settore tessile: la fibra poliestere grazie a Whinfield e Dickson
nel 1941 e la fibra acrilica (brevetti tedeschi e americani nel 1942).
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E’ sempre la ditta americana Du Pont a commercializzare le fibre sintetiche di più recente scoperta, quali l'elastan (con il nome commerciale Lycra) nel 1959 e la fibra aramidica (il cui nome commerciale è Nomex) nel 1962.
Nel 1955 la Rhodiatoce
inizia la produzione di poliestere (con nome commerciale Terital);
nel 1959 il gruppo Edison produce la fibra acrilica (con
il nome commerciale Leacril) e nel 1961 inizia la produzione industriale
di fibra polipropilenica conosciuta con il nome di Meraklon.
Imprenditori
Protagonisti
Riccardo Gualino: il grande
speculatore
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcJm-U-PsgGcwW4_MiGm0b4gDi8a7VkIwDqCzN9OBvRB9uO_rDohsC_tl3b5M8LOAh55Xa-7_EJbfSaDRP1-v9ttdWFb_M93hPmC9XnoXynmPDEz7TMLAxekMIa-BkaDDj0_abaTsqLjk/s320/Riccardo_Gualino.jpg)
Per tentare di risolvere la grave crisi
che colpì la SNIA, nel 1920, Gualino decise di estenderne l'oggetto alle fibre
tessili artificiali, al cemento ed ai prodotti chimici, per poi,
successivamente, concentrarne l'attività al settore dei filati artificiali. In
linea con questa evoluzione il nome originario venne mutato in SNIA, Società di
Navigazione Industria e Commercio, ed ancora trasformato, nel 1922, in quello
di SNIA Viscosa, Società Nazionale Industria Applicazioni Viscosa.
L'azienda nel corso degli anni continuò la
sua espansione, divenendo uno dei quattro maggiori produttori europei con il
francese Comptoir des Textiles Artificiels (CTA), l'inglese Courtaulds e la
tedesca Glanzstoff.
"La caratteristica fondamentale
dell'impero Gualino, o meglio della sua disordinata aggregazione di imprese, fu
l'eterogeneità e la mancanza di integrazione fra tali iniziative. [...] La
"società madre" per le attività di Gualino in effetti non ci fu mai e
tra la seta artificiale, il cemento, le calzature, il cioccolato, l'unico
elemento di integrazione fu di fatto quello finanziario, ovvero la comune
appartenenza ad un unico ed intrecciato giro di partecipazioni, debiti e
speculazioni”.
Senatore
Borletti e Franco Marinotti: la politica dell’autarchia
Indebitato fino al collo in conseguenza di
una serie di investimenti e di speculazioni finanziarie andate in fumo,
Gualino, di sentimenti antifascisti, e quindi rimasto privo di qualsiasi aiuto,
viene inviato al confino a Lipari per
bancarotta fraudolenta ed è costretto a cedere le sue quote al Senatore
Borletti, che assume la presidenza della società.
Nel decennio degli anni '20 il Borletti, imprenditore
tessile milanese, aveva attuato una scalata alle aziende minori del settore, riunendo
nella neo-costituita Linificio e canapificio nazionale anche aziende di media
grandezza, che aderirono al cartello predominante dell'imprenditore pur
mantenendo la propria indipendenza. La concentrazione da inizialmente buoni
frutti ma l'impresa fa presto a venire coinvolta nella grave crisi economica
conseguente al crollo della borsa
di Wall Strett.
Fidando nell'aiuto del Regime, di cui Borletti era sostenitore, le sorti
aziendali si risollevarono nel giro di pochi anni grazie all'impegno nell'autarchia (sostituzione con materia prima italiana
delle fibre estere) e più ancora alla campagna
di Abissinia,
per la quale si assicura l'esclusiva della fornitura delle uniformi
alle truppe. Una congiuntura sfavorevole del mercato,
legata al divieto governativo di importare dall'estero la materia prima e
all'insufficiente produzione nazionale della stessa, non consentono tuttavia di
tornare ai precedenti livelli, e men che meno aumentarli, ed è in questa
situazione che il Borletti entra nel settore in piena crescita dei tessili
artificiali assumendo il controllo della SNIA Viscosa.
Uomo forse più legato al mondo della
finanza e della politica che non a quello della fabbrica, egli rappresentava la
sintesi tra due modelli opposti: quello dell'imprenditore tessile di tradizione
ottocentesca e quello dell'imprenditore nuovo, capace di destreggiarsi
abilmente tra banche ed industrie, amante del rischio che i settori nuovi
comportavano.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4JCcDN8soB3dw-hdzM0chPxVcZydvujj5-EbOuI5XgnrcV1q8Us-00bJeZPNQyEVV4ngbSX-N4zqsFwzW2TPLcA2ya6XnG2YhImsYQZzN5I_eFUow21oL09HdrluFzQgotkJUiPbzR6Q/s1600/Marinottifranco.jpg)
Marinotti assunse immediatamente un ruolo
di spicco, al punto da essere considerato da molti il il factotum della
società; nel 1934, ricoprì la carica di consigliere delegato, nel 1939, venne
eletto presidente. Alla rapida scalata all'interno della SNIA Viscosa corrispose
quella in politica: vice-podestà di Milano, poi consigliere nazionale.
"In complesso il Marinotti viene
descritto per una persona avida di denaro e priva di scrupoli, dotata di
scaltrezza e doppiezza, qualità di cui si serve per salvaguardare la regolarità
affaristica nella forma, mentre poi nella sostanza non cercherebbe che di
soddisfare le sue ambizioni e gli interessi particolari, poco badando se detti
interessi possono essere eventualmente in contrasto con l'interesse generale.
[…] Viene inoltre riferito che egli sarebbe appoggiato e protetto anche
dall'on. Farinacci".
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