martedì 26 dicembre 2017

I RISCHI DEI TESSUTI ARTIFICIALI

I rischi collegati all’uso dei tessuti artificiali sono strettamente connessi all’impiego delle sostanze chimiche per la realizzazione delle fibre e per il finissaggio.

Rischi per l’uomo
Fino al secolo scorso le sostanze che venivano a contatto con la pelle erano di derivazione animale o vegetale (pelli, cuoio, lana, seta, cotone, canapa ecc). Durante il secolo scorso i chimici sono stati in grado di copiare i polimeri naturali e di formare polimeri da sostanze chimiche semplici arrivando a sintetizzare un gran numero di tipi di fibre differenti, le fibre artificiali. I polimeri formano “la spina dorsale” della fibra costituita anche da numerosi prodotti chimici, che si formano durante il processo di polimerizzazione e da numerosissimi additivi chimici molti dei quali vengono aggiunti per conferire differenti caratteristiche ai singoli tessuti come idrorepellenza, ingualcibilità, resistenza alle fiamme e anti-staticità. Molti indumenti sono confezionati partendo da pezze di tessuto colorate o stampate e di conseguenza trattate con varie sostanze chimiche. Attraverso il contatto diretto con la pelle gli indumenti possono cedere sostanze pericolose che possono passare attraverso l’epidermide nel corpo. Queste sostanze possono causare vari tipi di patologie, ma quelle più comuni sono le dermatiti allergiche e le dermatiti da contatto.
Le sostanze nocive all’epidermide, e in alcuni casi addirittura cancerogene se rilasciate in certe quantità, sono generalmente legate ai coloranti dei tessuti (benzidina dagli azo-coloranti), alle resine per finissaggio i trattamenti "lava e metti", "senza pieghe" e "non-stiro" (che spesso utilizzano delle resine che "liberano" molta formaldeide) e ai fissatori delle materie coloranti (formaldeide).
La formaldeide è una sostanza organica estremamente volatile (allo stato puro ed a temperatura e pressione ambiente si presenta allo stato gassoso); quella utilizzata nei processi produttivi tessili viene impiegata in soluzione acquosa. La molecola è fortemente irritante per inalazione, può causare dermatopatie. Dal 2004 è classificata dallo IARC12 come cancerogena per gli esseri umani; può essere causa di una forma di tumore rinofaringeo e sospettata per la sua capacità di indurre formazioni tumorali ai seni paranasali. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ne ha limitato l’impiego e le concentrazioni utilizzate non sono più sensibilizzanti.

Alcuni composti chimici dannosi per l’uomo e per l’ambiente
Di seguito alcuni composti chimici impiegati nel settore tessile di cui è stata riscontrata la pericolosità e che pertanto sono stati progressivamente vietati da normative sempre più stringenti. La UE ha classificato alcuni composti come ‘sostanze pericolose prioritarie’ ai sensi della normativa dell’Unione europea sulle acque, che prevede l’adozione di misure per eliminare l'inquinamento delle acque superficiali in Europa; altri sono stati inseriti tra gli ‘inquinanti organici persistenti’ il cui uso è stato limitato ai sensi della Convenzione di Stoccolma, un trattato globale redatto per proteggere la salute umana e l'ambiente.

Alchilfenoli
I composti alchilfenolici che comprendono i nonilfenoli, gli octilfenoli e i loro rispettivi etossilati, sono composti alchil fenolici comunemente utilizzati. Largamente utilizzati dall’industria tessile nei processi di lavaggio e tintura, sono tossici per la vita acquatica, perché non si degradano facilmente e possono accumularsi negli organismi viventi fino ad arrivare all’uomo attraverso la contaminazione della catena alimentare.

Ftalati
Gli ftalati sono un gruppo di sostanze chimiche comunemente utilizzate per rendere più flessibile il PVC (plastica di cloruro di polivinile). L’industria tessile li usa nella pelle artificiale, nella gomma, nel PVC e in alcuni coloranti. Alcuni ftalati sono dannosi per la riproduzione dei mammiferi.

Ritardanti di fiamma bromurati e clorurarti
Molti ritardanti di fiamma bromurati (BFR) sono sostanze chimiche persistenti e bioaccumulanti (capaci di accumularsi nella catena alimentare) presenti nell'ambiente. Gli eteri di difenile polibromurati (PBDE) sono uno dei gruppi più comuni di BFR e sono stati utilizzati per eliminare il rischio di infiammabilità di una vasta gamma di materiali, inclusi i prodotti tessili. Alcuni PBDE possono interferire con i sistemi ormonali della crescita e dello sviluppo sessuale.

Coloranti azoici
Rientrano tra i principali coloranti usati nell’industria tessile, alcuni però si dissociano durante l’uso e rilasciano sostanze chimiche conosciute con il nome di ammine aromatiche. La presenza nelle molecole di coloranti di queste ammine aromatiche viene considerata potenzialmente dannosa per la salute, infatti, nel caso di assorbimento del colorante da parte dell’utilizzatore del materiale tessile, si può avere la demolizione riduttiva della molecola del colorante a seguito di enzimi epatici ed intestinali. E’ evidente che la materia colorante deve essere poco solida (abbandonare il tessuto), essere assorbita dall’epidermide (biodisponibilità) ed infine essere metabolizzata per risultare pericolosa. Si è comunque scelto di non rischiare e di non immettere nell’ambiente sostanze potenzialmente pericolose, al fine di evitare i reali rischi da esposizione, a cui risultano soggetti soprattutto le maestranze addette alla sintesi delle materie coloranti in oggetto.

Composti organici stannici
I composti organici stannici sono usati come biocidi (principi attivi che inibiscono qualsiasi organismo nocivo) e come agenti antimuffa in diversi prodotti di consumo. L’industria tessile li utilizza nei calzini, nelle scarpe e negli abiti sportivi per prevenire l’odore causato dal sudore. Il tribustagno (TBT) è tra i più noti composti organici dello stagno, in passato veniva usato principalmente nelle vernici antivegetative per le navi, fino a quando è emerso che persiste nell'ambiente, si accumula nel corpo e può colpire il sistema immunitario e riproduttivo. L’uso del TBT come vernice antivegetativa è ormai in gran parte vietato. Il TBT è stato utilizzato anche nel settore tessile.

Composti perfluoroclorurati
Sostanze artificiali ampiamente utilizzate dall'industria per le proprietà antiaderenti e idrorepellenti. Test dimostrano che molti PFC sono difficili da smaltire perché persistono nell'ambiente e possono accumularsi nei tessuti e aumentare di livello attraverso la contaminazione della catena alimentare. Una volta assimilati dall’organismo, alcuni PFC hanno effetti sul fegato e, in qualità di interferenti endocrini, possono alterare i livelli di crescita e riproduzione ormonale.

Clorobenzeni
I clorobenzeni sono sostanze chimiche persistenti e bioaccumulanti utilizzate come solventi e biocidi nella produzione di coloranti e come intermedi chimici. Gli effetti dell'esposizione dipendono dal tipo di clorobenzene, tuttavia, essi comunemente influenzano la tiroide, il fegato e il sistema nervoso centrale. L’esaclorobenzene (HCB), la sostanza chimica più tossica e persistente di questo gruppo, è anche un distruttore ormonale.

Solventi clorurati
I solventi clorurati come il tricloroetano (TCE) sono utilizzati nell’industria tessile per sciogliere altre sostanze in fase di produzione e per la pulizia dei tessuti. Il TCE è una sostanza dannosa per l’ozono che può persistere nell’ambiente. È anche conosciuto per gli effetti su sistema nervoso, fegato e reni.

Clorofenoli
I clorofenoli sono un gruppo di sostanze chimiche usate come biocidi (principi attivi capaci di inibire qualsiasi organismo nocivo) in un'ampia gamma di applicazioni, dai pesticidi ai conservanti del legno e dei tessuti. Il pentaclorofenolo (PCP) e i suoi derivati sono usati come biocidi nell’industria tessile. Il PCP è altamente tossico per gli uomini e per gli organismi acquatici.

Paraffine clorurate a catena corta (SCCPs)
Usate nell’industria tessile come ritardanti di fiamma e agenti di rifinitura per la pelle e il tessile. Sono altamente tossici per gli organismi acquatici, non si degradano rapidamente nell’ambiente e hanno un’elevata potenzialità di accumulo negli organismi viventi.

Metalli pesanti: Cadmio, Piombo, Mercurio, Cromo VI
I metalli pesanti come cadmio, piombo e mercurio sono stati utilizzati in alcuni coloranti e pigmenti usati nell’industria tessile. Questi metalli possono accumularsi nel corpo per molto tempo e sono altamente tossici, con effetti irreversibili inclusi i danni al sistema nervoso (piombo e mercurio) o al fegato (cadmio). Il cadmio è anche noto per provocare il cancro.


  


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