martedì 2 gennaio 2018

LE STORIE E I PROTAGONISTI DEI TESSUTI ARTIFICIALI

Le origini dei tessuti artificiali
Il primo ad accennare alla possibilità di fabbricazione di una fibra tessile artificiale fu l'inglese Robert Hooke il quale, già nel 1665, parla della possibilità di trasformare in fili adatti alla filatura una materia artificiale da lui veduta, somigliante alla seta. Nel 1734 René-Antoine Ferchault de Réaumur nei suoi Mémoires pour servir à l'histoire des insectes, osservando che la seta "non è che gomma liquida che si essicca", esprimeva l'idea che si sarebbe potuto imitarla con gomme o resine.

Ma la possibilità di realizzare queste idee sorse solo in seguito alle scoperte della nitrocellulosa (1845) e al suo impiego nella fabbricazione della celluloide (1865).
G. Andemars, di Losanna, nel 1855, prese in Gran Bretagna il primo brevetto per la trasformazione di una soluzione di nitrocellulosa in filamenti denominati "seta artificiale". Egli trasformava la scorza di gelso, per azione dell'acido nitrico, in nitrocellulosa; scioglieva questa in un miscuglio di alcool ed etere, aggiungendovi qualche pezzo di caucciù; infine traendoli con punte d'acciaio otteneva fili che andavano ad avvolgersi in una spola.

Joseph Wilson Swan, già noto per le sue invenzioni nei campi della fotografia e dell'illuminazione elettrica, nel 1880 aveva brevettato l'uso, nelle lampade a incandescenza, in luogo dei filamenti ottenuti per carbonizzazione delle fibre di bambù, dei fili di cotone pergamenato per mezzo dell'acido solforico. Nel 1883 egli brevettò un altro processo col quale si ottenevano filamenti utilizzabili nell'industria tessile, trafilando del collodio nell'acido acetico attraverso una filiera. Filati e lavori ottenuti con questo processo furono esposti nel 1885 all'esposizione delle invenzioni di Londra.

Frattanto, nel 1857 Eduard Schweitzer aveva scoperto che la cellulosa si scioglie nella soluzione cuproammoniacale che ora porta il suo nome (liquido di Schweitzer). Nel 1881 il Crookes propose di preparare dei fili con una soluzione di cellulosa nel liquido di Schweitzer.









Il merito di aver portato la produzione della seta artificiale dalla fase sperimentale a quella industriale spetta al conte L.-M.-H. Bernigaud de Chardonnet che all'École Polytechnique era stato allievo del Pasteur quando quest'ultimo eseguiva le sue famose ricerche sulle malattie del baco da seta. Come egli stesso racconta, la prima idea sorse in lui quando, in una visita a una fabbrica di cellulosa, osservò che alcuni dei pezzi che uscivano dalle caldaie avevano la lucentezza della seta. Secondo altri, invece, egli avrebbe scoperto la possibilità di produrre una fibra artificiale per semplice caso mentre manipolava del collodio per uso fotografico.
Lo Chardonnet fece i primi tentativi di fabbricazione nel 1878. Dopo sei anni di ricerche, il 12 maggio 1884, egli presentò all'Académie des sciences una memoria, Sur une matière textile artificielle ressemblant à la soie, che riassumeva tutti gli elementi essenziali dei suoi metodi dal doppio punto di vista chimico e industriale. Il 17 novembre dello stesso anno prese il primo brevetto.
All'esposizione di Parigi del 1889, egli espose la sua prima macchina e i primi campioni della nuova fibra tessile. L'invenzione suscitò molta curiosità e fu oggetto di un rapporto favorevole da parte della giuria.

Nel 1890, il chimico francese Louis-Henri Despeissis creò il processo al cuprammonio. Per il suo minor costo di produzione, il rayon al cuprammonio fu un serio concorrente della seta Chardonnet finché non venne sul mercato il rayon alla viscosa, ancor più economico.
Il processo alla viscosa nacque dagli studi compiuti dal 1882 in poi da Ch. Fr. Cross, E. I. Bevan e Cl. Beadle sull'alcalicellulosa e la mercerizzazione. La scoperta della viscosa risale al 1891; i primi brevetti sono degli anni 1892-96.

Storie e protagonisti delle fibre sintetiche
Lo sviluppo e la produzione delle fibre sintetiche, cioè ottenute a partire da polimeri non esistenti in natura bensì creati dall'uomo, sono una conquista più recente.
La prima fibra sintetica prodotta a livello industriale e destinata ad avere un forte impatto sul mercato è la fibra poliammidica lanciata dalla ditta statunitense Du Pont con il nome commerciale di Nylon 6.6, numero che indica rispettivamente il numero di atomi di carbonio delle due molecole costituenti l'unità ripetitiva del polimero (produzione sperimentale nel 1938).
Si trattava di una fibra rivoluzionaria per le sue caratteristiche: infatti, data la sua particolare resistenza, venne utilizzata, in primo luogo, per la realizzazione di calze femminili. Tuttavia il primo impiego di massa del poliammide 6/6 e 12/6 (vero nome del nylon) avvenne per produrre il milione di paracadute che si sarebbero resi necessari per tentare l'invasione dell'Europa. Infatti la Cina, primo produttore al mondo di seta, era stata invasa dai giapponesi e gli strateghi USA si trovarono costretti a sostituire in fretta e furia la seta naturale cinese con il nylon per potere equipaggiare al meglio sia la 101ª che l'82ª divisione di fanteria aerotrasportata USA, la 1ª Divisione britannica nonché i reparti francesi-liberi e polacchi che si sarebbero tutti largamente distinti nelle sanguinose battaglie di Sicilia, Normandia e Olanda. Lo Sbarco in Normandia e l'Operazione Market Garden furono resi possibili dall'impiego massiccio del Nylon, l'umile fibra sintetica che cambiò il corso della seconda guerra mondiale in Europa.

Nel giro di pochi anni vennero poi messe a punto le fibre sintetiche di maggiore importanza nel settore tessile: la fibra poliestere grazie a Whinfield e Dickson nel 1941 e la fibra acrilica (brevetti tedeschi e americani nel 1942).
Nel 1954 venne scoperta, ad opera del ricercatore italiano Giulio Natta divenuto premio Nobel per la chimica nel 1963, la possibilità di sintetizzare il propilene fornendo in tal modo le basi per produrre la fibra polipropilenica (1959).










E’ sempre la ditta americana Du Pont a commercializzare le fibre sintetiche di più recente scoperta, quali l'elastan (con il nome commerciale Lycra) nel 1959 e la fibra aramidica (il cui nome commerciale è Nomex) nel 1962.
Nel 1955 la Rhodiatoce inizia la produzione di poliestere (con nome commerciale Terital); nel 1959 il gruppo Edison produce la fibra acrilica (con il nome commerciale Leacril) e nel 1961 inizia la produzione industriale di fibra polipropilenica conosciuta con il nome di Meraklon.


Imprenditori Protagonisti
Riccardo Gualino: il grande speculatore
Durante il primo trentennio del XX secolo, Riccardo Gualino fu uno degli industriali più attivi del nostro paese. Il suo nome viene facilmente ricollegato a quello della SNIA, la società che egli costituì, nel 1917, a Torino per esercitare il commercio marittimo tra Italia e Stati Uniti e che, dopo qualche anno, fu convertita alla produzione di fibre tessili artificiali. Ma egli operò in molti altri settori, dal cementiero all'edile, dall'editoria al dolciario, dalla chimica alla cinematografia. Gualino fu anche uno dei principali protagonisti del mercato finanziario italiano e d'oltralpe e non si interessò soltanto al mondo economico ma fu anche un grande amante delle arti, della letteratura, della musica, della danza, del teatro, e soprattutto delle arti figurative, la pittura e la scultura.
Per tentare di risolvere la grave crisi che colpì la SNIA, nel 1920, Gualino decise di estenderne l'oggetto alle fibre tessili artificiali, al cemento ed ai prodotti chimici, per poi, successivamente, concentrarne l'attività al settore dei filati artificiali. In linea con questa evoluzione il nome originario venne mutato in SNIA, Società di Navigazione Industria e Commercio, ed ancora trasformato, nel 1922, in quello di SNIA Viscosa, Società Nazionale Industria Applicazioni Viscosa.
L'azienda nel corso degli anni continuò la sua espansione, divenendo uno dei quattro maggiori produttori europei con il francese Comptoir des Textiles Artificiels (CTA), l'inglese Courtaulds e la tedesca Glanzstoff.
"La caratteristica fondamentale dell'impero Gualino, o meglio della sua disordinata aggregazione di imprese, fu l'eterogeneità e la mancanza di integrazione fra tali iniziative. [...] La "società madre" per le attività di Gualino in effetti non ci fu mai e tra la seta artificiale, il cemento, le calzature, il cioccolato, l'unico elemento di integrazione fu di fatto quello finanziario, ovvero la comune appartenenza ad un unico ed intrecciato giro di partecipazioni, debiti e speculazioni”.

Senatore Borletti e Franco Marinotti: la politica dell’autarchia
Indebitato fino al collo in conseguenza di una serie di investimenti e di speculazioni finanziarie andate in fumo, Gualino, di sentimenti antifascisti, e quindi rimasto privo di qualsiasi aiuto, viene  inviato al confino a Lipari per bancarotta fraudolenta ed è costretto a cedere le sue quote al Senatore Borletti, che assume la presidenza della società.
Nel decennio degli anni '20 il Borletti, imprenditore tessile milanese, aveva attuato una scalata alle aziende minori del settore, riunendo nella neo-costituita Linificio e canapificio nazionale anche aziende di media grandezza, che aderirono al cartello predominante dell'imprenditore pur mantenendo la propria indipendenza. La concentrazione da inizialmente buoni frutti ma l'impresa fa presto a venire coinvolta nella grave crisi economica conseguente al crollo della borsa di Wall Strett. Fidando nell'aiuto del Regime, di cui Borletti era sostenitore, le sorti aziendali si risollevarono nel giro di pochi anni grazie all'impegno nell'autarchia (sostituzione con materia prima italiana delle fibre estere) e più ancora alla campagna di Abissinia, per la quale si assicura l'esclusiva della fornitura delle  uniformi alle truppe. Una congiuntura sfavorevole del mercato, legata al divieto governativo di importare dall'estero la materia prima e all'insufficiente produzione nazionale della stessa, non consentono tuttavia di tornare ai precedenti livelli, e men che meno aumentarli, ed è in questa situazione che il Borletti entra nel settore in piena crescita dei tessili artificiali assumendo il controllo della SNIA Viscosa.
Uomo forse più legato al mondo della finanza e della politica che non a quello della fabbrica, egli rappresentava la sintesi tra due modelli opposti: quello dell'imprenditore tessile di tradizione ottocentesca e quello dell'imprenditore nuovo, capace di destreggiarsi abilmente tra banche ed industrie, amante del rischio che i settori nuovi comportavano.
Quale amministratore delegato della SNIA Viscosa, il Borletti chiama Franco Marinotti, conosciuto al tempo in cui quest'ultimo, nel 1921, si occupava di esportare i prodotti italiani in Russia attraverso la Compagnia Italiana Commercio Estero. I due riescono a risollevare le sorti dell'azienda attraverso un'oculata politica autarchica (uso della cellulosa per la produzione della viscosa, della caseina per il Lanital, etc), e una solida alleanza coi possibili concorrenti (a partire dalla CISA, Compagnia Italiana Sistema Viscosa), portando in pochi anni il fatturato ad oltre mezzo miliardo.
Marinotti assunse immediatamente un ruolo di spicco, al punto da essere considerato da molti il il factotum della società; nel 1934, ricoprì la carica di consigliere delegato, nel 1939, venne eletto presidente. Alla rapida scalata all'interno della SNIA Viscosa corrispose quella in politica: vice-podestà di Milano, poi consigliere nazionale.
"In complesso il Marinotti viene descritto per una persona avida di denaro e priva di scrupoli, dotata di scaltrezza e doppiezza, qualità di cui si serve per salvaguardare la regolarità affaristica nella forma, mentre poi nella sostanza non cercherebbe che di soddisfare le sue ambizioni e gli interessi particolari, poco badando se detti interessi possono essere eventualmente in contrasto con l'interesse generale. […] Viene inoltre riferito che egli sarebbe appoggiato e protetto anche dall'on. Farinacci".

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