martedì 21 novembre 2017

I TESSUTI ARTIFICIALI NELLA LETTERATURA NARRATIVA

Un futurista per promuovere l'autarchia 
FILIPPO TOMMASO MARINETTI

 Il Poema di Torre Viscosa

Si tratta di un poema futurista scritto nel 1938 da Marinetti dedicato alla fondazione di Torviscosa, piccola cittadina in provincia di Udine, nata in funzione della produzione di cellulosa a scala industriale, commissionato dall’allora presidente della Snia Viscosa, Franco Marinotti.

Negli anni Trenta del secolo scorso l’Italia vide nascere numerose nuove città, fondate per ospitare i coloni che andavano a lavorare i terreni bonificati in quegli stessi anni. Sono dette “città di fondazione” e sono considerate oggi gioielli urbanistici del Novecento italiano e in alcuni casi capolavori dell’architettura razionalista. Anche nella bassa friulana c’è una di queste città, che ha inoltre una particolarità fondamentale: quella di coniugare in sé la sintesi del modello economico fascista dell’autarchia. A differenza delle altre città, fondamentalmente agricole, questa sorse attorno e per iniziativa di una grande industria, la Snia, che all’epoca lavorava fibre artificiali per produrre un tessuto chiamato viscosa. Il termine viscosa divenne parte del nome dell’industria, Snia Viscosa, e del nome della nuova città, che da Torre di Zuino diventò Torviscosa. Per le proprie produzioni, la Snia aveva necessità di terreni per le piante da cui ricavare la materia prima, di stabilimenti industriali in cui lavorarla e di stalle per produrre il concime agricolo. Nel suo insieme, il ciclo produttivo realizzava quindi quel modello di autosufficienza economica teorizzato dall’ideologia fascista e Torviscosa ne fu la concretizzazione urbanistica. 
In previsione dell’inaugurazione della nuova città, nel 1938 la Snia Viscosa si rivolse a Filippo Tommaso Marinetti, il padre del futurismo, il poeta affascinato dalle novità tecnologiche e industriali, autore del manifesto letterario “La poesia dei tecnicismi”. Chi meglio di lui, infatti, poteva celebrare in poesia la fondazione di una nuova città industriale? Marinetti visitò la città che si stava costruendo e la campagna circostante e scrisse il “Poema di Torre Viscosa”, un inno al trionfo della tecnologia sulla natura, della macchina sulla pianta, della “dea Geometria” (la nuova città) sui canneti della laguna. 



IL POEMA DI TORRE VISCOSA
Parole in Libertà Futuriste
"...Tutto è deciso nulla salvò nè avrebbe mai salvato gli eroici canneti devoti al languore.
A tutta forza frustati da taglientissimi raggi solari bruciavano cuocevano.
Poi semicarbonizzati o stracotti ma vivi vengono ammanettati come studentesse rivoluzionarie.
Sono femmine s'aggrappano si stringono a fasci compatti ma violenti contadini dispettosi o rurali rinnegati ormai nemici d'ogni vegetalità e d' ogni foglia al vento le hanno afferrate le afferrano e sulle spalle ondulanti grovigli indomabili gambe stizzose portarle sulla schiena a 100 200.
Eccole infornate costrette sul sistematico andare senza fine andare del trasportatore a nastro di gomma funereo.
Ingoiamento e digrignare delle tagliere tronfio masticare metallico.
Fiato fiato fiato e tutto s'innalza in un immenso fiato nelle bocche prone degli alti silos.
Poi giù trituratissima miscela stridulante d'agonie giù nei bollitori rossi ostentati ventri d'acciaio nella trasparente cattedralica torre.
Colori odori rumori di insolenza guerriera.
Ma ironicamente la dea Geometria per sollazzare i vinti canneti diluire purificare addensare sbiancare a galla nell'acqua nell'ipoclorito.
Nell'alta notte imperiale la parola DUX splendere adamantina fra i proiettori che spaventano di bianco il tendaggio di pioppi sull'Aussa antico confine.
Alcune gocce di luce operai gesticolanti nel lucente taglio vetrato della scure nella torre in forma di fascio.
I canneti non sono più dei sostegni per le viti bollire o scorrere da vasca a vasca ceramica metamorfosati.
Refrattarie a tutta prova per tutti i carboni nazionali lavorano le caldaie.
Sembra un'immensa rotativa la grande stiratrice metallica del foglio continuo di cellulosa.
Rinverginarsi d'assoluto niveo nell'ipoclorito.
Essiccarsi nell'aria calda.
Salone della depurazione e dei lenti addensamenti.
Andare galleggiando.
Divorare continuo di canneti della nascente città di Torre Viscosa o dea Geometria.
Bisolfito di calcio.
Piscine d'operai bambini d'operai campi di calcio e bocce..."




Il poema del vestito di latte

Realizzato nel 1937 per pubblicizzare il prodotto "Lanar" della industria chimica SNIA Viscosa, un prodotto autarchico realizzato con la caseina del latte.
L'opera attesta l'abilità futurista nell'arte pubblicitaria e nella propaganda, e al tempo stesso propone un connubio insolito tra poesia, moda e tecnologia.

Alcune citazioni del testo di Marinetti, in cui l'ilare proposopea del latte che si trasforma in fibra tessile si traduce infine in un'apostrofe ricca di parole composte, paradigma suggestivo dell'immaginazione senza fili futurista:
«E voi forze liquide comprendo la vostra ansia non immalinconitevi otterrete certo il prodigio ecco allineati i filtri di bambagia di cotone e tu latte magro coàgulati e per questo caccia via a destra e a sinistra questi eserciti di calorie pensa bevi la grande idea essenziale dare al nastro di caseina una consistenza tale che si possa tagliare umido / [...] Tutti a ridere di gioia partecipando all'ebrezza di un filo di caseina barcolla per la sganasciante ilarità nel mutarsi in nastro poi strilla sono un latte che ritorna beatamente alla sua pura mammella bobina bobina mia mia mia / T'impongo o sacro latte di stringere le maglie d'una viscosità re-si-sten-te».
«Servilità belante e odorosa dei grani che maturati sognano le grazie tue o Latte / Arrenditi non rimandare lo spasimo t'invochiamo sei il bellissimo nastro dei nastri resistente veloce panorama tattile dei più celestiali pascoli alpini  ti chiamerò Cielo-manuale Muscolodelvento Strizzamipure Tessutomaterno ma tu sciorina in giro vestiti d'inventata carnalità inguainami di serena bontà».


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